Il settore lattiero-caseario è uno dei consumatori maggiori di risorse idriche nell’industria alimentare. Ne consegue una grande quantità di scarti e reflui che, nonostante siano ricchi di contenuti organici, contengono molte sostanze inquinanti (detergenti) e prima di poter essere smaltiti o riutilizzati, devono essere sottoposti a una serie di trattamenti.
Secondo gli ultimi dati dell’Unione Europea, ogni anno vengono prodotte circa 155 milioni di tonnellate di latte e, per ogni litro di latte prodotto, si hanno 2,5 litri di acque reflue.
Poiché le acque reflue lattiero-casearie contengono sia residui organici, sia detergenti, il Decreto Legislativo n152/06 associa questi reflui con quelli provenienti dal settore industriale, di conseguenza, la depurazione e il trattamento sono simili.
Innanzitutto, grazie alla loro composizione in gran parte organica, i reflui lattiero-caseari vengono trattati per recuperare le sostanze nutritive da riusare in campo agricolo o zootecnico. Le principali sostanze nutritive presenti sono due:
- il latticello, liquido di scarto che si crea dalla separazione della panna dal latte e dopo aver ottenuto il burro;
- il siero, liquido torbido color verde-giallastro, derivante dalla separazione della cagliata e dalla coagulazione del latte.
Il siero, a differenza del latticello, può subire due tipologie di trattamento:
- biologico, per recuperare il lattosio e convertire gli agenti inquinanti in energia rinnovabile;
- chimico-fisico, per recuperare le proteine grazie ad agenti coagulanti come sodio e sali di ferro.
Il trattamento dei reflui di questo settore è una vera e propria risorsa, poiché permette non solo di ridurre gli sprechi, ma si dimostra anche una soluzione alternativa valida per la produzione di energia rinnovabile. Infine, permette di reimmettere sul mercato scarti di vario tipo, creando quindi un’economia circolare, e garantire un risparmio per quanto riguarda i costi di smaltimento.