Comprendere come gli impianti di depurazione lavorano è fondamentale per gestirli al meglio, per questo motivo la misura BOD5 è uno strumento utilissimo per verificare la conformità degli scarichi degli impianti di depurazione, sia urbani che industriali.
Vale la pena ricordare che la “domanda biochimica di ossigeno”, il BOD5 (acronimo di Biochemichal Oxygen Demand) è la quantità di ossigeno richiesta da un microorganismo in un numero specifico di giorni, per ossidare al buio e a 20 °C le sostanze organiche presenti in un litro d’acqua. Aiutano quindi a capire qual è la quantità di inquinanti organici che l’acqua stessa contiene. BOD5 rileva la quantità di ossigeno consumata in 5 giorni. Sono tante le tecnologie utilizzate per misurare questa quantità: con il metodo fisico chimico, il più frequente, si preleva un campione e si sfrutta un sensore dell’ossigeno disciolto per misurare la concentrazione dello stesso, ripetendo poi la cosa dopo cinque giorni di incubazione. La differenza dei due valori rivela BOD5, misurato in mg/l.
Esiste poi il COD (acronimo di Chemichal Oxygen Demand), che invece misura la quantità di ossigeno necessaria per degradare per ossidazione tutte le sostanze organiche o minerali. Quindi, a differenza del BOD5 che misura l’inquinamento biodegradabile, il COD rileva anche l’inquinamento non biodegradabile.
Il rapporto COD/BOD5 permette di misurare la biodegradabilità di un effluente:
- 2: effluente facilmente biodegradabile
- tra 2 e 4: effluente mediamente biodegradabile
- > 4: effluente difficilmente biodegradabile
Per effettuare tale misurazione si usano specifici agenti chimici, come il dicromato di potassio (K2Cr2O7) in acido solforico (H2SO4). Il metodo prevede due d’ore, per avere un quadro chiaro dell’attività di un impianto di depurazione. Viene inoltre utilizzato per calcolare tariffe e decidere i valori limite di scarico delle acque nell’ambiente.
Come alternativa al BOD5 è possibile ricordare l’utilizzo di respirometri manometrici, la misurazione UV che si usa soprattutto per le acque destinate alla produzione di acqua potabile e infine lo sfruttamento di bioreagenti fluorescenti, la cui eventuale sopravvivenza o scomparsa consente risultati in un paio di giorni.