Ci sono diverse idee in risposta a un bisogno che nei prossimi anni diverrà insistente: quello relativo alla purificazione delle acque e alla loro desalinizzazione.
Il mondo avrà sete: entro il 2025, infatti, saranno circa 1,8 i miliardi di persone che vivranno in luoghi aridi e dalle acque contaminate. I ricercatori del SLAC National Accelerator Laboratory dell’Università di Paderborn hanno pubblicato da poco una ricerca su Joule, analizzando le tecnologie migliori per la purificazione delle acque.
Tra gli strumenti più innovativi è emerso quello riguardante i raggi X da sincrotrone, utili in particolar modo per la desalinizzazione e la depurazione delle acque, cui si aggiungono l’osmosi inversa e la deionizzazione capacitiva, estremamente complessi da gestire, una vera sfida per la scienza del futuro.
L’osmosi inversa, nello specifico, forza il passaggio delle molecole d’acqua da una soluzione più concentrata ad una meno grazie a una pressione, contenendo così sostanze contaminanti, sale e materiale organico. Un processo difficile da comprendere del tutto che comporterà studi specifici. D’altro canto, la deionizzazione capacitiva rimuove specie ioniche cariche da soluzioni acquose. Una tecnica che, anche in questo caso, necessita di studi approfonditi da parte degli scienziati, in relazione anche ai cataclismi climatici previsti per il prossimo futuro.