Oggigiorno le acque reflue urbane sono caratterizzate dalla presenza sempre più ampia di composti chimici di origine sintetica, di conseguenza per poter riutilizzare le acque reflue è necessario depurarle.
Il Decreto Legislativo dell’11 maggio 1999, n.152 e s.m.i. recepisce la direttiva comunitaria concernente il trattamento delle acque reflue urbane: oltre a disciplinare gli scarichi mantenendo valori limite di concentrazione per le varie sostanze, pone l’attenzione sulla qualità del corpo idrico recettore prevedendo lo sviluppo di attività di monitoraggio.
La depurazione avviene tramite trattamenti biologici e sfrutta tecnologie basate essenzialmente su fenomeni naturali fatti svolgere in ambienti creati artificialmente.
Sia in ambienti naturali, che artificiali, la depurazione avviene tramite popolazioni microbiotiche diverse e quando vengono messe insieme si ottiene la degradazione delle sostanze inquinanti. Inoltre, attraverso processi di mineralizzazione e raccolta dei fanghi, è possibile separare questi ultimi in una seconda fase tramite la sedimentazione.
In seguito alla pubblicazione del Decreto del 12 giugno 2003, n.185, sono state stabilite le norme tecniche per il riutilizzo delle acque reflue domestiche, urbane e industriali. Il decreto indica tre possibilità di riutilizzo di queste acque recuperate:
- in campo agricolo per l’irrigazione;
- in campo civile per il lavaggio delle strade, per l’alimentazione dei sistemi di riscaldamento e raffreddamento e per l’alimentazione delle reti duali di adduzione;
- in campo industriale per la disponibilità dell’acqua antincendio e per i lavaggi dei cicli termici.
Tuttavia, per poter riutilizzare le acque reflue è necessario raggiungere un certo livello di qualità igienico-sanitaria.
Nello scenario dei vantaggi e delle prospettive future che può offrire il riciclo delle acque usate, vi è uno sviluppo di nuove tecnologie per ottenere processi più efficienti di quelli attuali a garanzia di un approvvigionamento di acqua depurata a costi contenuti.