Tamponi, guanti, mascherine chirurgiche: abbiamo imparato a conoscere molti degli oggetti sanitari relativi alla pandemia, con alcuni anche a familiarizzare. Tuttavia questi rappresentano anche rifiuti da smaltire, che sono aumentati esponenzialmente durante i mesi di quarantena. Il documento elaborato da Althesys, il WAS Report, ha raccontato la gestione dei rifiuti in questo periodo nel nostro Paese.
Tra le conseguenze registrate, non solo l’aumento dei rifiuti sanitari, ma il comportamento consigliato ai singoli cittadini, come le linee guida di smaltimento diffuse dall’Istituto Superiore di Sanità, che tratta i rifiuti delle persone sottoposte in quarantena allo stesso modo: incenerendoli nei termovalorizzatori e trattati quindi come scarti pericolosi.
Il lockdown ha inoltre evidenziato un calo dei rifiuti industriali, conseguenza chiara della chiusura delle attività produttive, ma anche dei rifiuti speciali, per cui la perdita economica relativa al loro trattamento si segnala intorno al miliardo di euro, con un calo tra i 4,2 e i 4,8 milioni di tonnellate. Tragico inoltre il bilancio per il settore del riciclaggio, che ha visto un aumento dei rifiuti raccolti con la differenziata, a fronte dello stop temporaneo delle esportazioni, che è fondamentale per lo smaltimento degli stessi.
Si rivela dunque necessaria anche una regolamentazione relativa ai costi della gestione dei rifiuti di questo straordinario periodo. A tal proposito ha risposto ARERA, che sta osservando l’aumento dei prezzi in virtù di questa situazione difficile, affinché nessun settore (come per esempio quello del commercio o della ristorazione) possa dirsi penalizzato da questa nuova gestione della raccolta, del trasporto e del trattamento di certi rifiuti, specialmente in zone del Paese sprovviste di impianti di trattamento.