L’avanzamento tecnologico si rivela ancora una volta essere un sostegno fondamentale per progredire verso un mondo sempre meno inquinato.
Difatti, il Dipartimento di Scienze Fisiche, della Terra e dell’Ambiente, cofinanziato dal Fondo Europeo per lo Sviluppo Regionale ha elaborato il progetto “Nanobond”.
L’obiettivo è quello di sviluppare un piano per decontaminare le acque attraverso nanomateriali che non siano nocivi per l’ambiente. Le nanospugne sono infatti costituite da sostanze di scarto organiche, quali la cellulosa di carta da macero fornita dal partner principale Bartoli, che permettono di trattare le acque in modo sostenibile, senza la necessità di sfruttare un impianto di decontaminazione.
Inoltre, come asserisce la coordinatrice del progetto Ilaria Corsi “Nanobond ha contribuito a colmare un vuoto legislativo nazionale ed europeo. Prima di questo progetto, proprio perché non si conoscevano gli effetti sull’ecosistema dei nanomateriali impiegati per le bonifiche, l’Unione europea non poteva coprire queste pratiche con una legislazione che le legittimasse”.
Nanobond è quindi un tassello fondamentale nell’ambito della depurazione idrica.