Entro il 2025 la Cina ha comunicato, attraverso la Commissione nazionale per lo sviluppo e le riforme e il ministero dell’Ecologia, che vieterà buona parte della plastica monouso. Si comincerà di grandi centri urbani per proseguire nei paesini più piccoli e il percorso sarà ovviamente graduale. Prima il divieto di produzione e vendita dei sacchetti di plastica monouso, successivamente il divieto dei prodotti di plastica usa e getta non biodegradabili, ma anche di oggetti come cotton fioc e imballaggi di cibo sempre in funzione monouso, di difficile riciclabilità. Si pensi che alcune ricerche universitarie (dall’Università di Shenzen e del Michigan), hanno osservato come il commercio e la vendita di cibo a domicilio abbia portato a circa 1,6 milioni di tonnellate di rifiuti di solo imballaggio (dati del 2017). Un problema non da poco per un Paese in continua espansione economica.
L’idea è cominciata quest’anno: per la fine del 2020 infatti i centri commerciali, i supermercati e nella ristorazione si vieterà l’utilizzo degli oggetti incriminati. In particolar modo, saranno le cannucce di plastica i primi prodotti ad essere tolti dal commercio, per proseguire con le stoviglie di plastica e, infine, gli imballaggi. Anche le strutture ricettive come gli hotel si impegneranno, entro il 2025, a togliere la presenza degli articoli di plastica monouso per i propri clienti, quegli oggettini che ritroviamo spesso all’interno delle camere di albergo, dallo spazzolino in plastica alle mini confezioni di sapone. Lo scopo è ovviamente quello di incentivare l’uso di materiali alternativi ed ecocompatibili, ma anche di incoraggiare il riciclaggio dei rifiuti e la raccolta differenziata almeno nelle immense metropoli asiatiche. Allo stesso modo, saranno ridotte le importazioni dei rifiuti plastici e cartacei dall’estero, favorendo altresì le entrate di rifiuti più facilmente riciclabili.
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