È possibile un’industria 4.0 sostenibile e capace di ridurre l’impatto ambientale?
La domanda è più che giustificata, dal momento che ci troviamo all’interno della cosiddetta quarta rivoluzione industriale, dopo quella ottocentesca del vapore, del diciannovesimo secolo con l’elettricità e il petrolio e della globalizzazione data dall’informatica e l’elettronica nel secolo scorso.
La nuova industria, l’industria del futuro, si snoda attraverso tre principi:
- la smart production, che prevede una nuova rete tra persone e macchine,
- gli smart services, basata su sistemi interconnessi,
- la smart energy, relativa alla sostenibilità, vera sfida di questo primo ventennio del 2000.
Da un lato la produttività non dovrà diminuire, anzi è auspicabile il suo aumento, ma saranno necessari una diminuzione dei costi in tal senso unita a una serie di innovazioni come la stampa 3D, il cloud computing, la cobotica (ovvero i robot collaborativi, ideati per interagire con le persone).
L’intelligenza artificiale sarà sicuramente parte di questo futuro, che dovrà intessere una comunicazione attiva con l’IOT industriale (Industrial Internet of Things) e la business intelligence.
In Francia, attraverso la Strategia Nazionale Bas-Carbone (SNBC), si punterà già da quest’anno a cambiare rotta, provando a de-carbonizzare l’industria e investire in energie sostenibili, spingendo a una diminuzione dell’impatto ambientale anche attraverso investimenti nel digitale, che potranno rappresentare una strada sicura e pulita per realizzare tecnologie innovative in tal senso.
Sempre in Francia, è infine da citare il caso di Energiency che, analizzando in tempo reale i dati di rendimento energetico di una determinata azienda, può lavorare per ridurre il consumo di energia di un determinato impianto anche del 15%.