Gravissimo il risultato registrato dal Global E-waste Monitor 2020 per quanto riguarda la gestione dei rifiuti elettronici nel 2019: 53,6 milioni di tonnellate di cellulari inutilizzati, computer, gadget elettronici ed elettrodomestici, di cui solo una minima parte smaltita attraverso un corretto riciclo.
I motivi sono diversi: il primo riguarda uno errato smaltimento di questo tipo di rifiuti. Tra i prodotti presenti nelle discariche, la maggior parte sono videocamere, giocattoli elettronici, rasoi, piccoli elettrodomestici (32%), ma anche fotocopiatrici e grandi elettrodomestici (24%). Un altro motivo di questo enorme aumento di rifiuti, l’ormai conosciuta obsolescenza programmata di tanti oggetti del nostro quotidiano, progettati per durare meno, rompersi, perdere efficienza, allo scopo di essere precocemente sostituiti da altri acquisti, in un circolo decisamente non virtuoso.
A questo si aggiungono i consumi vertiginosi di materiale elettronico di quei Paesi una volta meno abbienti, i cui cittadini ora possono permettersi anche prodotti più economici e che tuttavia non hanno sufficienti politiche di controllo nella gestione del recupero e del riciclo: anche a causa di questa situazione si prevede un raddoppio del volume dei rifiuti elettronici per il 2030. L’Asia, ad esempio, ha il triste primato di maggior produttrice di rifiuti elettronici del mondo.
Un inefficace smaltimento poi ha come conseguenza una perdita economica di metalli preziosi come rame, ferro, mercurio e oro per un valore di quasi 56 milioni di euro e un peso di 50 tonnellate: un altrettanto grave spreco di risorse.